Terapia di induzione con l’inibitore selettivo della interleuchina-23 Risankizumab nella malattia di Crohn da moderata a grave


Il pathway interleuchina-23 ( IL-23 ) è implicato geneticamente e biologicamente nella patogenesi della malattia di Crohn.
E' stata valutata l'efficacia e la sicurezza di Risankizumab, un anticorpo monoclonale umanizzato che punta alla subunità p19 dell'interleuchina-23, nei pazienti con malattia di Crohn da moderatamente a gravemente attiva.

In uno studio di fase 2 randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, sono stati arruolati pazienti in 36 Centri di riferimento in Nord America, Europa e Sud-Est asiatico.
I pazienti ammissibili erano di età compresa tra 18 e 75 anni, con una diagnosi di malattia di Crohn da almeno 3 mesi, valutata come malattia di Crohn da moderata a grave allo screening, definita con un indice di attività CDAI di 220-450, con ulcere mucosali dell’ileo o del colon o entrambi e un indice endoscopico di gravità della malattia di Crohn ( CDEIS ) di almeno 7 ( 4 o superiore per i pazienti con ileite isolata ) alla ileocolonoscopia.

I pazienti sono stati randomizzati in un rapporto 1:1:1, e stratificati per una precedente esposizione agli antagonisti del TNF ( sì versus no ).
Ai pazienti sono stati somministrati per via endovenosa 200 mg di Risankizumab, 600 mg di Risankizumab, oppure placebo, alle settimane 0, 4 e 8.

L'esito primario era la remissione clinica ( CDAI inferiore a 150 ) alla settimana 12 ( popolazione intention-to-treat ).
La sicurezza è stata valutata nei pazienti che hanno ricevuto almeno una dose del farmaco in studio.

  Tra il 2014 e il 2015 sono stati sottoposti a screening 213 pazienti e 121 pazienti sono stati randomizzati.
Al basale, 113 pazienti ( 93% ) erano stati precedentemente trattati con almeno un antagonista del fattore di necrosi tumorale ( TNF ) ( che aveva fallito in 96 pazienti, 79% ).

Alla settimana 12, 25 pazienti su 82 ( 31% ) trattati con Risankizumab ( 41 pazienti nel braccio 200 mg e 41 pazienti nel braccio 600 mg ) hanno manifestato remissione clinica rispetto a 6 su 39 pazienti ( 15% ) trattati con placebo ( differenza vs placebo 15.0%, P=0.0489 ).
10 pazienti su 41 ( 24% ) che hanno ricevuto 200 mg di Risankizumab hanno avuto una remissione clinica ( 9.0%, P=0.31 ) e 15 su 41 pazienti ( 37% ) che hanno ricevuto la dose di 600 mg ( 20.9%, P=0.0252 ).

Ci sono stati eventi avversi in 95 pazienti ( 79%; 32 nel gruppo placebo, 32 randomizzati a 200 mg Risankizumab, 31 randomizzati a 600 mg Risankizumab ); 18 hanno presentato gravi eventi avversi ( 9, 6 e 3 ); 12 hanno interrotto il trattamento ( 6, 5, 1 ); 24 hanno avuti seri eventi avversi ( 12, 9, 3 ).
L'evento avverso più comune è stata la nausea e il più comune evento avverso serio è stato un peggioramento della malattia di Crohn.
Non si sono verificati decessi.

In questo studio a breve termine, Risankizumab è risultato più efficace del placebo per indurre la remissione clinica nei pazienti con malattia attiva di Crohn.
Pertanto, il blocco selettivo dell'interleuchina-23 mediante inibizione di p19 potrebbe essere un approccio terapeutico praticabile nella malattia di Crohn. ( Xagena2017 )

Feagan BG et al, Lancet 2017; 389: 1699-1709

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